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IL DESIGN DELLA TOTEM

di Mara Corradi



Agli inizi del secolo scorso, in seguito alla deposito del brevetto del primo modello, la macchina per caffé cominciò ad entrare nei locali pubblici, sostituendo la caffettiera domestica. Ma nell’immaginario collettivo la macchina era pur sempre una macchina e per far sì che un mero oggetto tecnico fosse degno dell’ingresso in un elegante caffé borghese, fu necessario curarne forma e dimensionamento, adeguandola con il passare degli anni agli stili ed alle mode.

In relazione allo sviluppo verticale della caldaia, ogni macchina per caffé dell’epoca si distinse per la forma a colonna e per le proporzioni importanti che le conferirono un aspetto totemico.

Veder preparare un buon caffé dall’imponente macchina che troneggiava dietro il bancone era motivo di attrazione, nonché rilassante intrattenimento, specialmente nel nostro paese, dove il rito del caffé costituiva ancora il motivo principale di frequentazione dei bar.

Nonostante l’evoluzione, i modelli mantennero a lungo la forma a cilindro, fino a quando la caldaia verticale fu sostituita da quella orizzontale: un’evoluzione tecnica che coincise con un cambiamento nell’abitudine quotidiana di bere caffé. Con l’avvento dell’industrializzazione nel nostro Paese infatti, la frequentazione dei bar divenne un’abitudine di massa, e il caffé un momento da incastrare tra un appuntamento e l’altro, a scansione del ritmo della giornata.

Alle carrozzerie totemiche, autentiche protagoniste del locale, negli anni Sessanta i bar avevano sostituito modelli orizzontali progettati per inserirsi perfettamente sugli scaffali e nei mobili, riducendo al minimo lo spazio necessario e servendo quanti più clienti possibile allo stesso tempo. Funzionalità e tecnicismo avrebbero prevalso da quel momento sull’espressività e sul coinvolgimento emotivo dell’utenza.

Negli ultimi anni abbiamo assistito ad un prepotente recupero della componente emotiva dell’oggetto tecnico: cavalcando facili tendenze decorative, il panorama si è riempito di immagini gratuite, usate senza criterio per vestire gli oggetti d’uso.

La ToTem invece è un oggetto che recupera le motivazioni della tradizione progettuale italiana, tornando ad occuparsi di forma e funzionalità, relazionando l’una all’altra. Guarda alle proporzioni importanti e alla struttura a cilindro tipica degli anni Venti-Trenta, con l’intento di diventare punto di riferimento visivo.

La TUTTOespresso, che la produce, ha studiato uno scheletro metallico, che contiene la componentistica tecnica, a cui si agganciano ai due lati il serbatoio dell’acqua e quello delle cialde esauste: due comode maniglie alla loro sommità ne facilitano l’estrazione e l’inserimento. Tutte le parti non strutturali sono realizzate in polimero stampato a iniezione. La finitura opaca delle superfici fa sfuggire l’attenzione dal corpo cilindrico, mentre i dettagli sono disegnati per attrarla, come le alette della bocca di raffreddamento posteriore, i rilievi sui serbatoi per facilitarne l’estrazione e le zigrinature che si trovano alla base e alla testa della macchina, una stilizzazione che ricorda le prime forme a colonna.

La sagoma ovale in pianta consente una presa più salda con entrambe le mani. Tutti i comandi sono disposti nella zona frontale: tramite il gesto manuale di abbassamento e sollevamento della grande maniglia, si apre e si chiude lo spazio di alloggiamento della cialda e tre leve luminose indicano le preferenze sul caffé. Così è evidenziata la gestualità, che torna a generare attenzione intorno alla preparazione del caffé.

L’aspetto di macchina (oggetto tecnico) si sdrammatizza alla sua sommità, quando appare l’elemento simbolico dell’alberello portatazzine che, come un punto di riferimento visivo, cambierà aspetto a seconda del colore e della forma delle tazzine che sono appese ai suoi rametti per scaldarsi.

Angelo Micheli è riuscito a combinare insieme il progetto della funzione con quello della forma, riportando nei bar la simbologia dell’oggetto totemico, che è insieme attrazione e intrattenimento.